Se qualcuno si era fatto illusioni dopo gara 2 al Toyota Center, il match di ieri sera ha dimostrato che il team più forte in NBA è sempre Golden State. I gialloblu di Oakland hanno polverizzato gli Houston Rockets, che pure erano riusciti a piegare la corazzata di coach Kerr nel match precedente. Il punteggio è disarmante: 126-85 per i padroni di casa, che infilano il 16esimo successo casalingo consecutivo nei playoff, realizzando così l’ennesimo record.
Per capire la portata di questa vittoria, basti pensare che Houston non aveva mai perso con questo scarto nei playoff. Il “man of the match” stavolta non è Kevin Durant, che si ferma a ‘soli’ 25 punti, ma è Steph Curry, che mette a referto 35 punti, di cui 18 solo nel terzo quarto. I Warriors si giovano anche del grandissimo lavoro a rimbalzo di Draymond Green (17), che vince nettamente il confronto con Clint Capela.
I Rockets non sono riusciti mai a creare dei veri grattacapi a Golden State. James Harden si è fermato a 20 punti e 9 assist, mentre Chris Paul non è stato quasi mai pervenuto. Una debacle di grandi proporzioni per i biancorossi texani, che dovranno ritrovare fiducia e motivazioni in gara 4 se non vorranno veder scappare via Curry e soci.
E dire che nel primo quarto sembrava che Houston potesse ampiamente dire la sua. Il team di Mike D’Antoni scende in campo con il piglio giusto e i Warriors sembrano in difficoltà. Sembrano, appunto, perchè già nel finale del periodo l’inerzia del match cambia radicalmente: i gialloblu di casa prendono in mano la situazione e volano sul +11 all’inizio del secondo quarto. Divario che si manterrà fino all’intervallo, ma nella ripresa sale in cattedra Steph Curry e per i Rockets comincia l’incubo.
Lo “Splash Brother” abbatte Houston con delle triple da urlo, piazza uno spaventoso 7/7 dal campo e la partita, di fatto, finisce qui. Golden State non ha pietà e completa la distruzione dei Rockets, che sprofondano a -41.