Tra addii e lacrime, l’ Italia è fuori dal Mondiale

Italia

È difficile trovare le parole in una notte in cui le parole sono l’unica cosa che sembra mancare, lasciando spazio, piuttosto, a lacrime di amarezza e delusione. Una disfatta sportiva, quella vissuta dall’ Italia poche ore fa tra le mura amiche del San Siro (ma nata ben prima, precedentemente anche al KO di Stoccolma), che restituisce al calcio nostrano quella sensazione di svuotamento provato di rado nella nostra lunga storia.

Il riferimento principale, naturalmente, è al Mondiale del 1958: l’unica altra volta in cui l’ Italia fallì la qualificazione sul campo, per il torneo iridato che, guarda caso, si sarebbe svolto proprio in Svezia. Della serie che il destino, quando ci si mette, riesce a farsi beffe di te in qualsiasi modo possibile, piazzando su i carichi delle coincidenze e delle fatalità.

Per alcuni era l’ultima, grande occasione. E chiaramente, il primo pensiero va al capitano di mille battaglie, all’uomo che per tanti anni ha difeso la porta con orgoglio e onore, divenendo uno dei principali fautori del trionfo del 2006. Gianluigi Buffon, 40 anni a gennaio, avrebbe meritato un epilogo diverso, più compatibile con l’immagine trionfale che il campo gli ha sempre tributato. Vederlo in lacrime al termine del match, confermando il suo addio alla casacca azzurra, con la consapevolezza che non avrebbe preso parte al suo sesto mondiale (sarebbe stato un record) ha certamente intristito tutti gli amanti di questo sport.

Ma l’ Italia, che a 100 anni esatti da Caporetto vive una seconda disfatta, perde altri grandi protagonisti. Altri due campioni del mondo, anzitutto: Andrea Barzagli, che aveva deciso di proseguire la propria avventura in azzurro per aiutare i compagni a staccare il pass per Russia 2018, e Daniele De Rossi, desideroso di togliersi un’ultima soddisfazione con la maglia con la quale, undici anni fa, si portò sul tetto del globo.

E con Giorgio Chiellini anch’egli vicino all’addio, mentre la testa di Ventura è ormai prossima a cadere, non è difficile capire che questo KO va oltre la semplice sconfitta, oltre la “semplice” (se di semplice si possa parlare) eliminazione da un campionato mondiale: è, piuttosto, la conclusione definitiva di un intero ciclo, iniziato vent’anni fa da uno spareggio (allora per Francia ’98) con il Buffon ragazzo, e terminatosi stasera, in uno spareggio dall’epilogo ben più sconfortante, con un Buffon ormai uomo. Un ventennio che ci ha regalato una gioia mondiale, e che probabilmente non dimenticheremo mai.

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