Alla fine Carlo Tavecchio ce l’ha fatta. In un clima, per il calcio italiano, particolarmente infuocato e pressoché tutto assorbito in quella che è la parte focale di questa stagione calcistica tra campionato e Champions League, l’attuale presidente della Federazione Italiana di Giuoco Calcio è riuscito ad ottenere una riconferma per l’incarico, battendo il proprio rivale alla terza votazione.
Carlo Tavecchio, 74 anni il prossimo 13 luglio, occupa il ruolo di guida della FIGC dall’11 agosto del 2014, allorché, all’indomani della disastrosa campagna dell’ Italia al mondiale brasiliano, l’allora presidente Giancarlo Abete rassegnò le proprie dimissioni. Allora, forte dell’appoggio di gran parte dei club della Serie A, Tavecchio ottenne un’affermazione piuttosto netta sul suo maggior oppositore, Demetrio Albertini.
Per l’occasione, invece, in queste votazioni è stato Andrea Abodi, dirigente calcistico e storico presidente della Serie B da diversi anni, ad opporsi al lombardo in una gara tirata sulle più piccole percentuali e dall’esito piuttosto incerto. Alla terza votazione, però, come anticipato poc’anzi, è stato proprio Tavecchio a prevalere, ottenendo la riconferma per l’incarico: il presidente uscente della FIGC ha dunque ottenuto 275,17 voti, pari al 54,03% delle preferenze, contro i 234,08 voti (per il restante 45,97% delle preferenze) ottenuti dal rivale.
Una vittoria molto sentita per Tavecchio, dettosi emozionato e parso visibilmente commosso. “Ringrazio tutti coloro che mi hanno votato e anche coloro che non l’hanno fatto. Dedico agli amici, alla mia famiglia, e soprattutto a mio fratello che in questo momento sta soffrendo”, ha detto il presidente. “Ringrazio anche Abodi, per la sua correttezza. Adesso, anziché dividerci come accade sovente in questi casi, dobbiamo trovare la forza per unirci.”
Dall’altra parte, invece, Andrea Abodi non avrebbe potuto essere più deluso di così. “Per ora non saprei dire sul mio futuro: domani è il mio compleanno, poi capirò cosa fare. Sono molto amareggiato, perché il 2% degli arbitri era sacro, e sicuramente ha inciso. È poi mortificante”, conclude Abodi, “che Nicchi non abbia mai nominato la Serie B, con tutto il lavoro, il rispetto e la collaborazione data al corpo arbitrale in questi sei anni e mezzo.”