Sembravano in ripresa i Denver Nuggets di Danilo Gallinari, ma quando incontri Golden State “in palla” non c’è stato di forma che tenga. Specialmente se uno di quei 4 fenomeni è particolarmente ispirato. E ieri Steph Curry lo era eccome: 33 punti per lo “Splash Brother”, che sembra essere tornato la furia devastante che abbiamo ammirato nel campionato passato dopo le prime prestazioni che non avevano troppo convinto.
I Warriors hanno dominato i Nuggets (125-101) nonostante un Kevin Durant che per la prima volta dopo quasi un anno non tocca la soglia dei 20 punti: KD, infatti, si è fermato a ‘soli’ 18 punti, e già questa potrebbe essere una notizia (ma va detto che coach Kerr lo ha richiamato anzitempo in panchina, ndr). I gialloblu di Oakland conquistano così la settima vittoria in nove partite, ritrovando pian piano forma atletica, gioco e convinzione.
I Nuggets hanno poco da salvare, se non le buone prestazioni dei tre ‘rookie’ Jamal Murray, Malik Beasley e Juan Hernangomez, tutti in doppia cifra rispettivamente con 14, 12 e 11 punti. Non molto positiva, invece, la performance del Gallo, fermo a 11 punti in 26 minuti di gioco, con un solo rimbalzo e appena due assist: da lui ci si attendeva certamente di più.
E’ stata davvero “da pelle d’oca” la standing ovation che il pubblico di Miami ha riservato a Dwyane Wade, tornato per la prima volta nella tana degli Heat da avversario. 13 punti, 7 rimbalzi e 4 assist per lui: uno score che ha aiutato Chicago ad uscire vincente (95-98) seppure con molta fatica. Il canestro del successo, manco a dirlo, lo mette a segno proprio il grande ex, che colpisce nel finale regalando la vittoria ai suoi Bulls.
Belle affermazioni esterne per Lakers e Pelicans (primo successo per New Orleans), che superano rispettivamente Sacramento (91-101, ai Kings non basta un ottimo Cousins) e i Milwaukee Bucks (106-112), che alzano bandiera bianca malgrado i 33 punti di Jabari Parker e la doppia doppia da 17 punti e 10 rimbalzi di Giannis Antetokounmpo.