“Loro sono i campioni, ma noi vogliamo raggiungerli”. Può essere sintetizzata con le parole pronunciate da James Harden la gara vinta da Houston contro Golden State al Toyota Center (116-108). Una grande serata per i texani, che dimostrano a tutti (e anche a sè stessi) di poter competere con i campioni in carica. A patto, però, che i Rockets abbiano tutti i loro “top player” al massimo: ieri Chris Paul e il “Barba” hanno mandato spesso in crisi la difesa dei Warriors, mentre Capela e Anderson dominavano a rimbalzo e Mbah a Moute sostituiva perfettamente Ariza.
Dall’altra parte, gli uomini di Kerr non hanno di certo giocato uno dei loro match migliori. La decima sconfitta in stagione arriva soprattutto perchè l’attacco atomico dei gialloblu di Oakland non ha funzionato come al solito: basti pensare che negli ultimi 7 minuti i Warriors hanno fallito qualcosa come otto tiri su 10. Un’enormità per il potenziale di Curry e soci.
Con Harden in campo, Houston è un’altra squadra, e si è visto. Il primo a giovarsene è stato Chris Paul, che ha regalato al pubblico di casa una prestazione “monstre”: 33 punti, 11 rimbalzi e 7 assist per l’ex Clippers. I Rockets non si abbattono nemmeno quando Kevin Durant mette dentro il canestro del +4 a 6 minuti e mezzo dal termine. Harden (22 punti e 8 assist) prende per mano i suoi, Golden State non riesce più a perforare la difesa di coach D’Antoni: il “Barba” sigla il +6 a poco più di un minuto dalla sirena, Curry ci prova ma Houston non concede più niente.
Philadelphia ha ripreso a correre forte. Terza vittoria consecutiva per i Sixers (la settima nelle ultime otto gare): al Wells Fargo Center, gli uomini di Brown regolano anche i Bucks (116-94). Milwaukee arriva in Pennsylvania senza Antetokounmpo e Brogdon e paga dazio: Embiid (29 punti e 9 rimbalzi) e le triple di Cabarrot rendono inutile la tripla doppia di Middleton.