La tentazione di disputare un’altra stagione (la ventiduesima, ndr) era forte. E le voci delle ultime settimane sembravano propendere verso questa direzione. Invece colpo di scena: a quattro giorni dall’inizio del training camp con i Minnesota Timberwolves, Kevin Garnett ha detto basta. Il 40enne ha optato per il ritiro: il suo addio segue quelli di Kobe Bryant e Tim Duncan, decretando di fatto la chiusura di un’era in NBA.
Ventuno stagioni, la maggior parte delle quali con la stessa casacca, quella di Minnesota: KG è stato uno dei giocatori simbolo dell’NBA dell’ultimo ventennio, tanto da essere eletto MVP nella stagione 2003-2004. Ma per vincere l’anello Garnett è dovuto emigrare verso altri lidi: ci è riuscito a Boston, dove è andato a formare un trio stellare con Pierce e Allen. Il risultato non poteva che essere vincente: titolo nel 2008 e finalissima nel 2010, persa amaramente contro i Lakers in gara 7.
Dopo sei stagioni con i Celtics e una brevissima parentesi ai Nets, KG è tornato a casa per contribuire alla crescita e alla valorizzazione di alcuni giovani talenti, come Wiggins e LaVine.
La carriera di Garnett si può riassumere con i numeri: 17.8 punti, 10 rimbalzi, 3.7 assist, 1.4 stoppate e 1.3 recuperi di media, 15 partecipazioni all’All-Star Game, oltre all’essere il giocatore più pagato di sempre nella storia della National Basketball Association. E poi il riconoscimento che forse sta più a cuore a KG, che è stato senza ombra di dubbio il giocatore più forte di tutta la storia dei Minnesota Timberwolves. Un altro campionissimo alza bandiera bianca e saluta il pubblico della palla a spicchi: si chiude davvero un’era in NBA.
“ROSE A GIUDIZIO? NON SIAMO PREOCCUPATI”
“Non siamo preoccupati. Il giocatore non lo è”. Phil Jackson è convinto che le vicende giudiziarie di Derrick Rose (che deve affrontare un processo per presunto stupro) non intaccheranno la stagione dei Knicks. “Lasceremo che le cose facciano il proprio corso. E comunque non influenzerà la sua stagione, almeno spero”.