Anche con Kevin Durant fermo ai box per infortunio, la tensione tra Oklahoma e Golden State non si è placata nemmeno di una virgola. E dopo quanto accaduto quest’estate, con il cambio di casacca di KD, probabilmente non si possono neanche pretendere baci e abbracci. Ma nemmeno un clima troppo sopra le righe: prima della sfida di questa notte, infatti, i Warriors si erano lamentati per il troppo ‘lassismo’ della dirigenza di OKC, che non avrebbe fatto nulla per calmare i bollenti spiriti dei propri tifosi.
Ad aumentare il carico ci ha pensato Steph Curry, che ha detto ai giornali di ritenere James Harden più ‘meritevole’ del titolo di MVP rispetto a Russell Westbrook. Che gli ha risposto: “Lui chi è? Non mi importa ciò che dice”.
Inevitabilmente le tensioni si sono spostate dai media alla Chesapeake Arena – mini rissa con Curry e Green da una parte e Westbrook e Christon dall’altra – dove Golden State è riuscita a vincere 95-111 grazie alle prestazioni da veri ‘top player’ di Thompson e dello stesso Curry: gli “Splash Brother” hanno totalizzato 57 punti e 14 triple in due, schiantando la difesa di coach Donovan. Quarta vittoria di fila per i Warriors, che dimostrano di aver abbondantemente superato il momento di difficoltà: Kevin Durant, seduto in panchina, può recuperare con tutta calma.
Non è un caso che quando Russell Westbrook combina poco (15 punti, 8 rimbalzi e 7 assist) i Thunder escano sconfitti dalla contesa. E dire che i padroni di casa venivano da un filotto di 5 vittorie che aveva fatto sperare i tifosi in un possibile quarto posto ad Ovest. Ma per riuscirci serve non solo il miglior Westbrook, ma anche un roster che lo supporti a dovere.
Solo in avvio di ripresa OKC ha dato l’impressione di poter mettere paura a Golden State. Ma l’illusione è durata davvero poco: i Warriors riprendono il controllo e dilagano, toccando il +26 a poco più di 3 minuti dalla sirena.