Quarta vittoria consecutiva e risalita sempre più evidente, quella dei Cleveland Cavaliers, che continuano a scalare posizioni nella Eastern Conference. Ma se i risultati hanno cominciato a dare ragione ai vicecampioni in carica, dal punto di vista della manovra, dell’organizzazione e della lucidità i problemi sono ancora tanti, troppi.
Ieri Cleveland è riuscita ad avere ragione dei Los Angeles Clippers solo al supplementare (118-113) nonostante gli ospiti si siano presentati in Ohio con moltissimi infortuni e un morale sotto i tacchi dopo le sei sconfitte consecutive. D’accordo, ciò che conta è vincere, specialmente quando le cose non funzionano: ma coach Lue sa bene che questi Cavaliers devono ancora lavorare tanto per sperare di arrivare al livello di Boston e Golden State.
Ieri la vittoria è arrivata perchè ad un certo punto LeBron James ha deciso che quella partita non poteva essere persa. Nel quarto periodo LBJ ha dominato, mettendo dentro 16 punti e consentendo ai Cavs di strappare un supplementare che sarebbe stato una “chimera” senza l’apporto decisivo di “King James”. Nell’overtime, poi, Cleveland si è ritrovata e ha continuato a farsi trascinare dal suo “top player”, senza dimenticare Love, bravo a infilare due triple che hanno definitivamente tramortito i Clippers. Momentaccio per i losangelini di coach Doc Rivers, che tornano a casa con il settimo ko di fila sul groppone.
Ci vuole un grande Aldridge per far sì che San Antonio superi gli Oklahoma Thunder (104-101). LaMarcus mette a referto 26 punti e 9 rimbalzi e regala una grande gioia al pubblico degli Spurs. OKC arrivava al TD&D Garden forte di tre vittorie consecutive, ma dopo un primo quarto stellare (+23!) i Thunder si sono fatti lentamente rimontare dai padroni di casa, fallendo più volte nel finale le triple del pareggio.
Straordinaria prova offensiva dei Denver Nuggets, che battono 146-114 i New Orleans Pelicans, mentre Minnesota espugna Dallas 87-111: per i Mavericks si tratta della 14esima sconfitta in 16 gare.