Steve Kerr non ha usato troppi giri di parole per commentare ai microfoni il secondo scivolone dei Warriors nelle ultime tre gare: “Siamo cotti, alla frutta”, ha detto il coach dei gialloblu di Oakland, che dopo aver perso malamente a Salt Lake City contro gli Utah Jazz erano sembrati già in ripresa nello scorso match a Sacramento, pur soffrendo nell’ultimo quarto.
Ieri non è bastata nemmeno la prova di Kevin Durant (31 punti) a togliere le castagne dal fuoco a Kerr: Golden State è caduta di nuovo sul parquet dei Denver Nuggets, che si sono imposti 115-108 affermandosi sempre più nella zona playoff della Western Conference. Denver si toglie la seconda grossa soddisfazione dopo la bella vittoria contro Oklahoma. Lo fa regolando i campioni in carica, apparsi troppo altalenanti, specialmente nel finale di gara.
Nell’ultimo quarto, infatti, gli uomini di coach Malone intuiscono che la benzina degli avversari è praticamente terminata: dal +7 Warriors si arriva in un battibaleno al 97 pari, prima che Barton (25 punti) e Jokic (19 punti e 5 assist) permettano ai Nuggets di mettere il muso avanti. A salvare Golden State ci prova anche Steph Curry (24 punti), ma Denver non sbaglia nemmeno un tiro libero e respinge ogni tentativo di riavvicinamento ospite. Coach Kerr guarda già alla pausa dell’All Star Game per far tirare il fiato ai suoi, ma prima di allora bisogna giocare ancora 5 partite…
Utah fa sul serio. Dopo aver schiantato Golden State, i Jazz espugnano anche l’AT&T Center: gli Spurs devono arrendersi (111-120) nonostante i 31 punti di Aldridge. A dominare la scena è Ricky Rubio, che fa venire gli incubi alla retroguardia di Popovich: 34 punti e 9 assist per il play spagnolo, precisissimo anche dalla lunetta.
Griffin ha ridato smalto ai Pistons. Ieri sera è arrivato il secondo successo consecutivo per Detroit, che ha sconfitto 111-107 i Miami Heat grazie a Smith (25 punti e 7 assist) e un super Drummond (23 punti e 23 rimbalzi). Alla franchigia della Florida non sono bastati i 33 punti di un sontuoso Dragic.