Niente da fare nemmeno stavolta. Non si può dire che Houston non ci abbia provato fino all’ultimo minuto a sfatare il tabù che vuole la franchigia texana soccombere (quasi) puntualmente contro i colossi in gialloblu. Ma anche ieri sera, nonostante la grande spinta del Toyota Center, i Rockets non sono riusciti ad invertire la rotta: davanti al proprio pubblico è arrivata la dodicesima sconfitta nelle ultime 14 sfide contro i Warriors (114-124).
Dal canto suo, Golden State pare proprio la squadra più in forma di tutta la Lega. Il team di coach Kerr ha inanellato un’impressionante serie di nove vittorie consecutive in trasferta. Ieri è riuscita ad espugnare uno dei parquet più difficili in NBA anche senza uno come Kevin Durant, fermo ai box per un infortunio al polpaccio rimediato contro Dallas. Ma come nel periodo in cui è stato assente Curry, anche in questo caso i campioni in carica riescono a sopperire a determinate assenze grazie ad un roster straordinario: oltre ai 57 punti dei due “Splash Brother” va segnalata la dodicesima tripla doppia in carriera di Draymond Green (17+14+10), a dimostrazione ulteriore della forza di Golden State.
E’ vero, a D’Antoni mancava James Harden, e senza il “Barba” i Rockets non possono essere gli stessi. Tuttavia, il quintetto di Houston era altamente competitivo, e gli score lo dimostrano: Chris Paul ha messo a referto 28 punti e 9 assist, Gordon e Green hanno infilato 59 punti in due. E’ grazie a loro che i texani tengono testa alla corazzata di Oakland per tutto il match, portandosi spesso anche in vantaggio. Ma come spesso accade, Golden State sa quando è il momento di affondare la lama: Steph Curry piazza la bomba del vantaggio Warriors a 4 minuti dal termine. Il +3 diventa velocemente +10, Houston prova a rispondere ma Paul commette il 5° fallo, beccandosi anche un tecnico. Tocca ancora a Curry infilare la tripla che mette la parola “fine” alla contesa: a Ovest comandano sempre i Warriors.