Fino a qualche giorno fa il “regno” di Golden State sembrava in procinto di crollare. I gialloblu erano incappati in tre sconfitte di fila, mentre San Antonio inanellava successi su successi, arrivando a ‘pareggiare’ il record di GS portandosi avanti per via degli scontri diretti.
Ma Golden State si è rialzata abbastanza subito. Dapprima balbettando contro Philadelphia, poi regolando senza problemi Orlando. Ieri la franchigia di Oakland ha maltrattato anche Milwaukee all’Oracle Arena: 117-92, terza vittoria consecutiva e di nuovo 2 partite e mezza di vantaggio sugli Spurs, caduti per la seconda volta di fila.
I Warriors non partono bene, e i Bucks ne approfittano per portarsi avanti e provare ad impensierire coach Kerr. Ma il ‘sogno’ dura poco: già nel secondo quarto Golden State impone la sua legge grazie alla verve di Klay Thompson. Quando Steph Curry trova la tripla del +19, il pubblico dell’Oracle Arena si convince che il periodo buio è definitivamente superato. Nel terzo periodo i Warriors volano addirittura sul +27, e Kerr può far riposare i suoi uomini migliori. Male i Bucks, male soprattutto Giannis Antetokounmpo: solo 9 punti per uno di quelli che avrebbe potuto fare la differenza a favore di Milwaukee. Che invece incassa la 35esima sconfitta stagionale.
La prestazione degli Spurs, specialmente negli ultimi minuti, manda su tutte le furie coach Popovich che decide di togliere i titolari quando mancano ancora 2′ al termine della gara. Memphis gioca un finale di gara splendido: il canestro di Marc Gasol manda i Grizzlies a +11 e spegne definitivamente ogni speranza di San Antonio, che fino ad allora era rimasta sempre aggrappata al match grazie a Leonard e Aldridge. Finisce 104-96 per i Grizzlies.
Cade anche Cleveland, che senza LeBron, Irving e Love subiscono una sonora batosta per mano dei Los Angeles Clippers: 108-78 per i losangelini, 23 punti realizzati da Blake Griffin. Per i Cavaliers è la prestazione più brutta della stagione: sesta sconfitta su sei gare senza LeBron.